Condorcet Aranha - Brasile - caARTEiv - Sezione SCRITTORI

 

Scrittori

 

aranha condorcet

Brasile

***

Concorsi caARTEiv 2011 - Millesimo - Savona

sez. Estero Poesia Adulti 1° Premio: Também nossos frutos (Anche i nostri frutti)  – Condorcet Aranha– Santa Caterina - Brasile

Concorsi caARTEiv 2010 - Millesimo - Savona

sez. Estero Poesia Adulti 1° Premio: Opzione - Opcâo Condorcet Aranha– Santa Caterina - Brasile

Concorsi caARTEiv 2009 - Millesimo - Savona

sez. Estero Poesia 1° Premio: Io mi vidi poetessa– Condorcet Aranha– Santa Caterina - Brasile

Concorsi caARTEiv 2006 - Millesimo - Savona

sez. Racconti Estero 1° Premio Rodriguinho, un “manè” con cui ho imparato tanto – Aranha Condorcet – Brasil –

***

 

È nato nel Gennaio 1940, a São Gonçalo, Rio de Janeiro, Brasile. Scrittore e Poeta. Ricercatore Scientifico, Dottore in Scienze, chimico farmaceutico.

Ha pubblicato: Cinque libri “Versos diversos”, poesie, 2001; “Histórias do famaliá”, racconti – cronache, 2003; “Sonhos ou verdades”, racconti – cronache, 2006; “Versatilidade”, poesie, 2008 e, nel agosto 2010, il libro di poesie “L’enchantement des chants”, nel “Salon du Livre’ in Parige e, Sessanta articoli su diversi periodici specializzati. È stato collaboratore dei giornali “Diário do Povo”, “Correio Popular”,”Jornal de Serra Negra”, “A notícia”, con articoli di diversi generi anche letterari, politici e cronache. È stato prefazione di diverse opere letterarie.

Ha partecipato a diverse antologie letterarie. È stato premiato in numerosi concursi Nazionale ed Internazionale. Membro di importantissime Associazione ed Accademie in Brasile . Accademico dell’Accademia Internazionale Il Convívio di Castiglione di Sicília, in Itália.

Nel giugno 2010, ha ricevuto la Médaille d’Argent della ASL – “ARTS SCIENCES LETTRES, Societe Academique d’Education et d’Encouragement” per il suo eccellente servizio per la Scienza, Arte e Cultura en le Dimanche, Parige.

Nel ottobre 2010, scrittore onorato per Associazione per l’Arte, Letteraria, Scientifica e della Tecnologia “A palavra do século 21”, a Cruz Alta, Rio Grande do Sul, con il lancio della collezione “(IN)Verdades”.

Nel novembre 2010, il titolo di “Persona Mundi” per il Dipartamento onori e dei meriti del Club scrittori, a Piracicaba, São Paulo.

È morto nel novembre 2010, a Joinville, Santa Catarina.

 

E.mail: wa.public@ig.com.br

L’indirizzo: Mathide Drefhal, 44  -   Bairro Floresta, Joinville – Santa Catarina – Brasil

Cep: 89211-475

Telefono: (47) 34639813

 

sito

http://condorletras.blogspot.it/

facebook

https://www.facebook.com/pages/Condorcet-Aranha/125401137537656

 

 

LAERSON DOS SINOS

Condorcet Aranha
 

Com seus oitenta anos de vida Laerson era um dos moradores daquela estreita rua, na pacata cidade de Ferrugem. Conhecido por todos os habitantes, não muitos, aliás, já que ali mesmo havia nascido. Jamais deixou de montar o seu pequeno presépio no galpão que tinha nos fundos de sua residência. Muito religioso, mantinha ali pendurados um grande crucifixo de madeira que ele mesmo havia feito; uma velha bicicleta amassada e um retrato do seu casamento com a falecida esposa Ismênia.

      Sua vida foi comum, como a de tantos outros moradores da cidade, muito trabalhador, confeccionava e recuperava sinos para as igrejas e se orgulhava quando às dezoito horas, eles badalavam ao som da Ave Maria, nos rádios de todas as casas em alto e bom som.

      Tinha a convicção de que os sinos eram: o prenúncio da paz, que traziam da alma e liberavam no mundo o amor puro, sem pretensões. Que o seu badalar ninava nos berços a imagem inocente das crianças e alimentava de esperanças àqueles que, se dispunham a ouvi-lo no dia seguinte.

      Laerson era um sonhador inveterado, tratava dos sinos como seu filho fosse, cobria-lhes de atenção e carinho cuidando com afinco de detalhes que só ele percebia. Os sinos eram o seu confidente, com eles conversava boa parte dos dias e não poucas vezes, dormia no galpão para vigiá-los. Contam os que mais de perto conviveram com Laerson  que, certa vez, ao receber para recuperar um valioso sino da Matriz da Capital, passou uma semana inteira enfurnado no galpão, onde inclusive fazia as suas refeições e dormia.

      Até hoje, todas as tardes, às dezoito horas Laerson badala seu sino pendurado no galpão e ali ora a sua Ave Maria, diante da foto de casamento, do crucifixo de madeira e da velha bicicleta, um ritual que dura mais de cinquenta anos. São realmente muito fortes as lembranças que lhe chegam e, apesar de sua idade, jamais esmoreceu e vive cada dia com a maior intensidade possível.

      Numa noite de inverno, com muita chuva e vento, por volta das vinte e duas horas, o sino do galpão tocou por várias vezes deixando os vizinhos curiosos. Afinal, por que razão Laerson teria badalado seu sino naquele horário? Estaria corrigindo o timbre do mesmo? Mas nunca testou ou afinou seus sinos à noite para não incomodar a vizinhança! Estaria ele dando sinais de caduquice? Estaria com o sino encobrindo o medo do temporal que caía? Muitas foram as conjeturas daquela noite.

      Ao amanhecer apesar da insistente chuva, tudo estava como sempre na estreita rua daquele bairro de Ferrugem, o dia transcorreu normalmente, porém às dezoito horas o sino do galpão de Laerson não badalou chamando para a Ave Maria. Os vizinhos ficaram apreensivos e foram até a antiga casa onde morava. Bateram palmas no portão, chamaram por seu nome, mas nada de resposta. Prevendo o pior, chamaram a polícia que atendeu prontamente. Arrombaram a porta principal e, finalmente no galpão, encontraram Laerson. Ele não estava abraçado a um sino, nem tão pouco ao retrato de casamento e sim, à velha e amassada bicicleta, porque na vida, temos muitos amores que se perdem pelo tempo, assim como as saudades que arrefecem, porém só um é eterno e não perde a intensidade. Naquela bicicleta velha e amassada pelo caminhão, Laerson revivia a cada dia a sua maior tristeza por ter perdido o filho, mas também revivia todas às vezes que a olhava, seu último sorriso, exibido no dia em que a recebeu de presente.

 

Laerson delle campane

Condorcet Aranha

 

            Con i suoi ottanta anni di vita, Laerson era uno dei  residenti di quella via, nella tranquila città di Ferrugem. Conosciuto per tutti i residenti, non molti, infatti, già che lì stesso aveva nasciuto. Giammai ha lasciato di assemblare il suo piccolo presepio nello hangar che aveva nei fondi della sua residenza. Molto religioso, manteneva lì appesi un grande crocifisso di legno che lui stesso aveva fatto; una vecchia bicicletta stritolata e un ritratto del suo matrimonio con la trapassata moglie Ismênia.

            La sua vita è andata comune, come la di tanti altri residenti della città, laborioso, confezionava e ricuperava campane per le chiese ed era orgoglioso quando alle ore diciotto, loro suonavano al suono dell’Ave Maria, le radio di tutte le residenze in modo forte e chiaro.

            Aveva la certezza di che le campane erano il presagio di pace, portando l’anima e rilasciando nel mondo l’amore puro, senza pretenzione. Che il tuo suonare ninnava nelle culle l’immmagine innocente delle bambine e alimentava di speranze quelli che, erano disposti ad ascoltarlo il giorno dopo.

            Laerson era un sognatore inveterato, trattava le campane come si fosse la sua figlia, le copriva  di attenzione e  di affetto badando con accanimento di dettagli che solo lui notava. Le campane erano la sua confidente, con loro conversava buona parte dei giorni e non poche volte, dormiva nello hangar per vigilarle. Raccontano i che più vicino hanno convissuto con Laerson che, certa volta, al ricevere una campana di valore, per ricuperare  della mattrice della capitale, ha passato una settimana intera nascosto nello hangar, dove anche faceva le sue refezioni e dormiva.

            Finora, ogni pomeriggio, alle ore diciotto, Laerson suona la sua campana appeso nello hangar e lì prega la sua Ave Maria davanti della foto del suo matrimonio, del crocifisso di legno e della vecchia bicicletta, un rituale che dura più di cinquant’anni. Sono ricordi in realtà molto forti che gli arrivano e, nonostante la sua età, mai ha vacillato e vive ogni giorno con la massima intensità possibile.

            In una notte di inverno, con molta pioggia e vento, circa ore ventidue, la campana dello hangar è suonata per molte volte, lasciando i vicini curiosi. Alfine, per che ragione Laerson avrebbe suonato la sua campana in quel’orario? Sarebbe corregendo il timbre della stessa? Però mai ha testato o ha affinato le sue campane alla notte per non incomodare la vicinanza! Sarebbe lui mostrando segni di senilità? Sarebbe con la campana nascondendo la paura di temporale che cadeva? Molte sono state le congetture di quella notte.

            In alba nonostante dalla pioggia insistente, tutto era come sempre in stretta via del  quartiere di Ferrugem, il giorno è andato normalmente, però alle ore diciotto, la campana dello hangar di Laerson non ha suonato, chiamando per l’Ave Maria. I vicini sono stati apprensivi e sono andati anche l’antica casa dove abitava. Hanno battito nel cancello, hanno chiamato per il suo nome, ma nessuna risposta. Prevedendo il peggio, hanno chiamato la polizia che ha assistito subito. Hanno sfondato la porta principale e hanno trovato Laerson. Lui non stava abbracciato a una campana, neanche al ritratto di matrimonio e si, alla vecchia e stritolata bicicletta, perché nella vita, abbiamo molti amori, che si perdono dal tempo, come i rimpianti che freddano, però  uno solo è eterno e non perde l’intensità. In quella bicicletta vecchia e stritolata per un’autocarro, Laerson riviveva  ogni giorno la tua maggiore tristezza per aver perso il figlio, ma, anche , riviveva ogni volta che la guardava, il suo ultimo sorriso, esibito nel giorno che l’ha ricevuto di regalo.                                                

TAMBÉM NOSSOS FRUTOS

 Condorcet Aranha

 

Tal qual às raízes que sugam da terra,

A seiva sagrada da sua existência,

No seio, colostro de mãe, nós bebemos,

A essência da vida que nele se encerra,

Porque só com ele saudáveis crescemos,

Como árvores fortes e com resistência.

 

Os ramos se vergam com a ventania,

Se, tocam talvez pra trocarem carícias,

Assim como mãos que se esfregam, macias,

Provando do amor e de suas delícias.

Pois, sabem que as flores abertas por dias,

Só cruzam paixões, ofertando magias.

 

Ao desabrochar o amor nos encanta,

As flores exalam suaves perfumes,

No peito trancamos o que nos espanta,

Doídas visitas dos tais de ciúmes,

Pois quando se espalha ou até se agiganta,

São flores já secas, sem cores, queixumes.

 

Mas quando estas flores, viçosas se unem,

São plantas que amam sem ter coração,

Doando seus frutos, à fome de alguém.

É o ciclo da vida e tem toda razão,

Ser gente ou ser planta não importa também,

Porque nossos frutos sementes darão.

 

 

Anche i nostri frutti

 

Condorcet Aranha

 

Tale che le radici che succhiano dalla terra,

Il sugo sacro della sua esistenza,

Nel seno, colostro di madre, noi beviamo,

L’essenza della vita che in lui si chiude,

Perché solo con lui salutari cresciamo,

Come alberi forti e con resistenza.

 

I rami si molleggiano con la burrasca,

Si toccano magari per scambiare carezze,

Cosi come le mani che si strofinano, soffici,

Provando dell’amore e delle sue delizie.

Dunque, sanno che i fiori aperti per giorni,

Solo incrociano passioni, offertando magie.

 

Allo sbocciare l’amore ci incanta,

I fiori esalano soavi profumi,

Nel petto arrestiamo il che ci spaventa,

Dolente visite di tali gelosie,

Dunque quando si sparge o anche diventa gigantesco,

Sono fiori già secchi, senza colori, gemiti.

 

Ma quando questi fiori, rigogliosi si uniscono,

Sono piante che amano senza avere cuore,

Donando i suoi frutti, alla fame di qualcuno.

È il cielo della vita e ha tutta ragione,

Essere gente o essere pianta non importa anche,

Perché i nostri frutti sementi daranno.

 

***

 

 

 

 

     

LIBRI

Condorcet Aranha

“Versos diversos” - poesie - 2001

“Histórias do famaliá” - racconti – cronache - 2003

“Sonhos ou verdades” - racconti – cronache - 2006

“Versatilidade” - poesie - 2008

“L’enchantement des chants” - poesie - 2010

ALBO D'ORO caARTEiv